Elementi di Matematica: Funzioni - parte prima
Autore | Marco Falconi |
Data | 2020-10-27 12:21:11 |
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Letture Addizionali | Matematica per le scienze della vita |
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Indice
1 Sommario
In questa lezione introdurremo il concetto di funzione a valori reali, e discuteremo le operazioni tra funzioni nonché la monotonia e limitatezza delle funzioni. Inoltre, estenderemo il concetto di limite, già dato per le successioni, alle funzioni. Infine, ci occuperemo del concetto di continuità di una funzione.
2 Funzioni a valori reali
Il concetto di funzione origina dall'idea di mappare degli elementi di un certo insieme in elementi di un altro insieme in maniera sistematica, per mezzo di alcune operazioni ben definite. Ci limiteremo, per semplicità, a considerare funzioni che hanno come insiemi di definizione e di arrivo (detti anche, rispettivamente, dominio e codominio o immagine) opportuni sottoinsiemi di \(\mathbb{R}\).
A livello di notazione, è intuitivo identificare una generica funzione con un simbolo (solitamente \(f,g,h,\dotsc\)) seguito da due punti e poi dal dominio, una freccia, e l'insieme d'arrivo: \[ f: \mathcal{D}\longrightarrow \mathbb{R}\; .\] Il dominio \(\mathcal{D}\) va necessariamente definito con precisione, il codominio \(\mathcal{C}\) è invece sottinteso in questa notazione, dove si riporta l'insieme d'arrivo (per noi \(\mathbb{R}\)) di cui il codominio è un sottoinsieme.
Che informazioni ci dà la scrittura \(f: \mathcal{D}\longrightarrow \mathbb{R}\)? Ci dice che \(f\) mappa ogni elemento di \(\mathcal{D}\) in uno e un solo numero reale: \[(\forall x\in \mathcal{D}) (\exists! y\in \mathbb{R}) \; y=f(x) \; .\] Un'altra notazione che rende esplicita la mappa che stiamo considerando è la seguente: \[ x \longmapsto f(x)\; ,\] e ad esempio se \(f\) è la funzione "elevamento al quadrato" avremo, ancora più esplicitamente, \[ x\longmapsto x^2 \;.\]
Ogni successione \((a_n)_{n\in \mathbb{N}}\) si può vedere come una funzione \[ a: \mathbb{N}\longrightarrow \mathbb{R} \] definita tramite \[n \longmapsto a_n \; .\]
Una funzione si dice iniettiva, o \(\mathrm{1\!-\!1}\), se per ogni numero \(y\) nel codominio1 esiste un solo elemento del dominio mappato in \(y\): \[ f: \mathcal{D}\overset{\mathrm{1-1}}{\longrightarrow} \mathbb{R} \;\longleftrightarrow \; (\forall y\in \mathcal{C})(\exists! x\in \mathcal{D}) \; y=f(x)\; .\] Una funzione si dice suriettiva, o \(\mathrm{su}\), se il codominio coincide con l'insieme di arrivo2: \[f: \mathcal{D}\underset{\mathrm{su}}{\longrightarrow} X \;\longleftrightarrow \; \mathcal{C}=X \; .\] Infine, una funzione si dice biettiva se e solo se è sia iniettiva che suriettiva. Denoteremo quindi le funzioni biettive con \[f: \mathcal{D}\overset{\mathrm{1-1}}{\underset{\mathrm{su}}{\longrightarrow}} \mathbb{R}\; .\]
La funzione più semplice da definire è la cosiddetta funzione identità \(\mathrm{id}\). La funzione identità è la funzione "che non fa nulla": \[ \mathrm{id}: \mathbb{R} \overset{\mathrm{1-1}}{\underset{\mathrm{su}}{\longrightarrow}} \mathbb{R}\; ,\] \[ x\longmapsto \mathrm{id}(x)=x \; .\]
Sia \(\lambda \in \mathbb{R}\). Allora la funzione costante è la funzione che associa ad ogni \(x\) reale il numero \(\lambda\): \[ x \longmapsto \lambda\; .\] Chiaramente, il suo codominio \(\mathcal{C}=\{ \lambda\}\), e la funzione non è né iniettiva, né suriettiva.
La funzione logaritmo naturale \(\ln\) è la funzione che associa ad ogni numero strettamente positivo il suo logaritmo in base \(e\): sia \(\mathcal{D}= \mathbb{R}^+_{*}= \{x\in \mathbb{R}\,,\, x > 0\}\), allora \[ \ln : \mathcal{D} \overset{\mathrm{1-1}}{\underset{\mathrm{su}}{\longrightarrow}} \mathbb{R}\; ,\] \[ x\longmapsto \ln x \; .\]
La funzione esponenziale naturale \(\exp\) è la funzione definita come segue: \[ \exp : \mathbb{R} \overset{\mathrm{1-1}}{\longrightarrow} \mathbb{R}\; ,\] \[ x\longmapsto e^x \; .\] La funzione esponenziale è iniettiva, ma non suriettiva: infatti il numero \(e^x\) è strettamente positivo per ogni \(x\) reale (il codominio della funzione è infatti \(\mathcal{C}=\mathbb{R}^+_{*} \)). Se però restringiamo l'insieme d'arrivo proprio al codominio \(\mathcal{C}= \mathbb{R}^+_{*}\), allora \[ \exp : \mathbb{R} \overset{\mathrm{1-1}}{\underset{\mathrm{su}}{\longrightarrow}} \mathbb{R}^+_{*}\; .\]
2.1 Operazioni fra funzioni
Le funzioni si possono combinare sia utilizzando le operazioni aritmetiche fra numeri reali, sia introducendo nuove operazioni come la composizione e l'inversione.
Sia \(f: \mathcal{D} \longrightarrow \mathbb{R}\) una funzione, \(\lambda\in \mathbb{R}\). Allora \(\lambda\cdot f\), o anche \(\lambda f\), è la funzione \[\lambda\cdot f: \mathcal{D} \longrightarrow \mathbb{R}\;,\] \[ x\longmapsto \lambda f(x)=\lambda*f(x) \; .\]
Siano \(f: \mathcal{D}_f \longrightarrow \mathbb{R}\) e \(g: \mathcal{D}_g \longrightarrow \mathbb{R}\) due funzioni. Allora la loro somma \(f+g\) è la funzione \[f+g: \mathcal{D}_f\cap \mathcal{D}_g \longrightarrow \mathbb{R}\;,\] \[ x\longmapsto f(x)+g(x) \; .\]
La sottrazione di funzioni si può definire combinando la somma e la moltiplicazione per uno scalare: \[ f-g = f + (-1)\cdot g \; . \]
Siano \(f: \mathcal{D}_f \longrightarrow \mathbb{R}\) e \(g: \mathcal{D}_g \longrightarrow \mathbb{R}\) due funzioni. Allora la loro prodotto \(f*g\), o anche \(fg\), è la funzione \[f*g: \mathcal{D}_f\cap \mathcal{D}_g \longrightarrow \mathbb{R}\;,\] \[ x\longmapsto f(x)g(x)= f(x)*g(x) \; .\]
Prima di definire la divisione di funzioni, è utile definire il concetto di preimmagine. Sia \(f: \mathcal{D}_f \longrightarrow \mathbb{R}\) con codominio \(\mathcal{C}_f\), e \(K\subseteq \mathcal{C}_f\). Allora la preimmagine di \(K\), denotata con \(f^{-1}(K)\subseteq \mathcal{D}_f\), è il sottoinsieme del dominio che ha come punti di arrivo gli elementi di \(K\): \[ f^{-1}(K)=\{x\in \mathbb{R}\;,\; (\exists y\in K)\; y=f(x)\}\; . \] Ricordiamo anche che dato un insieme \(S\subseteq T\), denotiamo con \(S^{\rm c}\) il suo complementare in \(T\), ovvero \(S^{\rm c}= T\smallsetminus S\).
Siano \(f: \mathcal{D}_f \longrightarrow \mathbb{R}\) e \(g: \mathcal{D}_g \longrightarrow \mathbb{R}\) due funzioni. Allora la loro divisione \(f\div g\), o più comunemente \(\frac{f}{g}\), è la funzione \[\frac{f}{g}: \mathcal{D}_f\cap \mathcal{D}_g\cap \bigl(g^{-1}(\{0\})\bigr)^{\rm c} \longrightarrow \mathbb{R}\;,\] \[ x\longmapsto \frac{f(x)}{g(x)} \; .\]
Passiamo ora a definire le due operazioni caratteristiche delle funzioni: la composizione e l'inversione.
Siano \(f: S_1 \longrightarrow T_1\) e \(g: S_2 \longrightarrow T_2\) due funzioni, tali che \(T_2\subseteq S_1\). Allora la composizione \(f \circ g\) è la funzione \[f \circ g: S_2\longrightarrow T_1\;,\] \[ x\longmapsto f(g(x)) \; .\]
La composizione di funzioni è associativa, ovvero \(f \circ (g \circ h)= (f \circ g) \circ h\). Due funzioni \(f,g\) commutano se \(f \circ g = g \circ f\). La composizione di funzioni iniettive è sempre iniettiva. La composizione di funzioni suriettive \(f: \mathbb{R}\underset{\mathrm{su}}{\longrightarrow} \mathbb{R}\) e \(g: \mathbb{R} \underset{\mathrm{su}}{\longrightarrow}\mathbb{R}\) è suriettiva. Ne consegue che la composizione di funzioni biettive definite su tutto \(\mathbb{R}\) è ancora biettiva.
Sia \(f: S \longrightarrow T\) una funzione. Allora la sua funzione inversa \(f^{-1}\) è, se esiste, la funzione \[ f^{-1}:T\longrightarrow S \] tale che \[ f \circ f^{-1} = \mathrm{id} : T \longrightarrow T\; , \] \[ f^{-1} \circ f = \mathrm{id} : S \longrightarrow S\; . \]
Sia \(f:S\longrightarrow T\) una funzione. Allora \(f\) è invertibile (ovvero ne esiste l'inversa \(f^{-1}: T\longrightarrow S\)) se e solo se \(f\) è biettiva. La funzione inversa \(f^{-1}\) è unica, e biettiva anch'essa. Inoltre, \[ (f^{-1})^{-1}=f \; .\]
Le operazioni di composizione e inversione sono collegate nel modo seguente.
Siano \(f:S\longrightarrow T\) e \(g:U\longrightarrow S\) due funzioni biettive. Allora \(f \circ g : U\longrightarrow T\) è biettiva, e quindi invertibile, con inversa \[ (f \circ g)^{-1}= g^{-1} \circ f^{-1} : T\longrightarrow U\; . \]
Sia \(f:\mathcal{D}_f \longrightarrow \mathbb{R}\) una funzione iniettiva ma non suriettiva. Allora \(f\) non è invertibile, non essendo biettiva. Però, se restringiamo l'insieme di arrivo al suo codominio \(\mathcal{C}_f\subset \mathbb{R}\), allora ne esiste la funzione inversa \[ f^{-1}:\mathcal{C}_f \longrightarrow \mathcal{D}_f \; .\]
2.2 Funzioni limitate, funzioni monotone
Consideriamo una funzione a valori reali \(f:\mathcal{D}_f\longrightarrow \mathbb{R}\). Essa si dice limitata se il suo codominio \(\mathcal{C}_f\) è contenuto in un intervallo limitato di \(\mathbb{R}\), ovvero se esiste \(M > 0\) tale che per ogni \(x\in \mathcal{D}_f\), \[ \lvert f(x) \rvert_{}^{} \leq M\; . \]
Le funzioni limitate chiaramente non sono suriettive su \(\mathbb{R}\), in quanto il loro codominio è limitato e quindi strettamente incluso nella retta reale. Una funzione \(f\) tale che esiste \(M > 0\) tale che per ogni \(x\in \mathcal{D}_f\), \[f(x)\leq M\] si dice limitata superiormente, o limitata dall'alto, e non è necessariamente limitata. Analogamente, una funzione \(f\) per cui esiste \(M > 0\) tale che per ogni \(x\in \mathcal{D}_f\), \[ f(x)\geq -M\] si dice limitata inferiormente, o limitata dal basso.
Veniamo ora al concetto di monotonia. Una funzione si dice monotona se, intuitivamente, essa o al più cresce o al più decresce sempre al muoversi da sinistra a destra nel suo dominio (visto come sottoinsieme della retta reale).
Più precisamente, sia \(f:\mathcal{D}_f \longrightarrow \mathbb{R}\) una funzione. Allora \(f\) è crescente (decrescente) se e solo se per ogni \(x \leq y\), \(x,y\in \mathcal{D}_f\), si ha che \[ f(x)\leq f(y) \; (f(x)\geq f(y))\; .\]
La funzione \(f\) si dice invece strettamente crescente (decrescente) se e solo se per ogni \(x < y\), \(x,y\in \mathcal{D}_f\), \[ f(x) < f(y) \; (f(x) > f(y))\; .\]
Le funzioni strettamente monotone sono sempre iniettive, mentre esistono funzioni monotone che non sono iniettive (ad esempio la funzione costante).
3 Limiti di Funzioni e Continuità
3.1 Limiti di funzioni
Il concetto di convergenza e limite che abbiamo introdotto per le successioni può essere esteso alle funzioni, tenendo in considerazione il fatto che, come abbiamo discusso, le successioni sono un esempio speciale di funzioni dai numeri naturali a quelli reali.
L'idea è quella di descrivere il comportamento di una funzione quando il suo argomento si avvicina sempre più ad un argomento fissato.
Preliminarmente, definiamo la chiusura \(\overline{D}\) di un insieme \(D\subseteq \mathbb{R}\) come segue: \[\overline{D}=\Bigl\{x\in \mathbb{R}\,,\, \exists (x_n)_{n\in \mathbb{N}}\subseteq D\,,\, \lim_{n\to \infty}x_n=x\Bigr\}\]
Siano \(f:\mathcal{D}\to \mathbb{R}\), \(x_0 \in \overline{\mathcal{D}}\), \(\ell\in \mathbb{R}\). Allora \(f\) ha limite \(\ell\), per \(x\to x_0\), denotato con \[\lim_{x\to x_0} f(x) = \ell\; ,\; f(x)\underset{x\to x_0}{\longrightarrow} \ell\; ,\] se e solo se per ogni \(\varepsilon > 0 \), esiste \(\delta > 0 \) tale che \[ x\in \mathcal{D} \: \land \: \lvert x-x_0 \rvert_{}^{} < \delta \; \Longrightarrow \; \lvert f(x) -\ell \rvert_{}^{} < \varepsilon \; .\]
Analogamente, si ha convergenza della funzione se ogni successione, ottenuta applicando \(f\) ad una successione \(x_n \to x_0\), converge ad \(\ell\).
Siano \(f:\mathcal{D}\to \mathbb{R}\), \(x_0 \in \overline{\mathcal{D}}\), \(\ell\in \mathbb{R}\). Allora \[ \lim_{x\to x_0} f(x) = \ell\] se e solo se per ogni successione \((x_n)_{n\in \mathbb{N}}\subseteq \mathcal{D}\) tale che \(x_n \underset{n\to \infty}{\longrightarrow} x_0\) si ha che \[ f(x_n) \underset{n\to \infty}{\longrightarrow} \ell \; .\]
Dimostrare, usando entrambe le definizioni equivalenti date dalla Definizione 1 e dal Teorema 2, che \[\lim_{x\to 2} x^2 = 4 \; .\]
La definizione di limite di funzione si può estendere, come per le successioni, sia al caso in cui \(\ell = \pm \infty\), che al caso in cui \(x_0= \pm \infty\), che infine al caso in cui sia \(\ell\) che \(x_0\) siano entrambi \(\pm \infty\). Ciò non presenta particolari difficoltà, ed è lasciato come esercizio per il lettore.
Siano \(x_0,\ell\in \mathbb{R}\), \(f: \mathbb{R} \to \mathbb{R}\). Si scriva esplicitamente quando valgono le seguenti affermazioni:
- \[ \lim_{x\to x_0} f(x) = -\infty\; ,\]
- \[\lim_{x\to +\infty}f(x)=\ell \; ,\]
- \[\lim_{x\to -\infty} f(x)= +\infty\; .\]
Come per i limiti di successioni, anche i limiti di funzioni si possono combinare algebricamente fra loro, e come per le successioni il risultato della combinazione è la combinazione dei limiti, a meno che ciò non risulti in una forma indeterminata. Ricordiamo che le sette forme indeterminate sono:
\(\phantom{i}\)
- \[\boxed{\frac{0}{0}}\] \(\phantom{i}\)
- \[\boxed{\frac{\pm \infty}{\pm \infty}}\] \(\phantom{i}\)
- \[\boxed{0 * (\pm \infty)}\] \(\phantom{i}\)
- \[\boxed{+\infty -\infty}\] \(\phantom{i}\)
- \[\boxed{0^0}\] \(\phantom{i}\)
- \[\boxed{1^{\pm \infty}}\] \(\phantom{i}\)
- \[\boxed{(\pm\infty)^0}\] \(\phantom{i}\)
\(\phantom{i}\)
Siano \(f: \mathbb{R} \longrightarrow \mathbb{R}\) e \(g: \mathbb{R} \longrightarrow \mathbb{R}\) due funzioni, e \(x_0,\ell_f,\ell_g\in \mathbb{R}\cup \{\pm \infty\}\) tali che \[\lim_{x\to x_0}f(x)=\ell_f \;,\; \lim_{x\to x_0}g(x)=\ell_g\; .\]
Allora si hanno le seguenti uguaglianze: sia \(\alpha > 1\), allora
- \[\lim_{x\to x_0} f(x) \pm g(x) = \ell_f \pm \ell_g \; ;\]
- \[\lim_{x\to x_0} f(x)g(x) = \ell_f\ell_g\; ;\]
- \[\lim_{x\to x_0} \frac{f(x)}{g(x)}= \frac{\ell_f}{\ell_g}\; . \]
- \[\lim_{x\to x_0} \alpha^{f(x)}= \alpha^{\ell_f}\; ;\]
- \[\lim_{x\to x_0} \log_{\alpha} \bigl(f(x)\bigr) = \log_{\alpha} (\ell_f) \; .\]
3.2 Funzioni continue
Strettamente collegato al concetto di limite di una funzione vi è quello di continuità. La continuità è, come il limite, innanzitutto un concetto locale, che può essere poi esteso a tutta la funzione se vero in ogni punto.
Una funzione si dice continua in un punto del suo dominio se avvicinandosi a tale punto in qualsiasi modo possibile, allora il valore della funzione si avvicina sempre di più al suo valore nel punto considerato.
Sia \(f:\mathcal{D}\to \mathbb{R}\) una funzione, \(x_0\in \mathcal{D}\). Allora \(f\) si dice continua nel punto \(x_0\) se e solo se \[\lim_{x\to x_0} f(x)= f(x_0)\; .\]
Dimostrare che la funzione \(f(x)=x^2\) è continua nel punto \(x=2\). È continua anche in altri punti?
Una funzione si dice continua se è continua in ogni punto del suo dominio.
Una funzione \(f: \mathcal{D}\to \mathbb{R}\) si dice continua se e solo se \(f\) è continua in ogni punto \(x\in \mathcal{D}\).
Una funzione si dice discontinua nel punto \(x_0\) se essa non è continua in tale punto.
Si fornisca l'esempio di una funzione continua con dominio \(\mathbb{R}\), e di una funzione continua con dominio \([0,1]\cup [2,3]\).
3.2.1 Limiti dal basso e dall'alto, Semi-continuità
Si consideri \(f:\mathcal{D}\to \mathbb{R}\), \(x_0\in \overline{\mathcal{D}}\). Si dice che \(f\) converge a \(\ell_-\in \mathbb{R}\) dal basso, o per \(x\to x_0^-\), se e solo se per ogni \(\varepsilon > 0\) esiste \(\delta > 0\) tale che \[ x\in \mathcal{D} \land x < x_0 \land \lvert x- x_0 \rvert_{}^{} < \delta \; \Longrightarrow \; \lvert f(x) - \ell_- \rvert_{}^{} < \varepsilon \; .\] La funzione \(f\) converge invece a \(\ell_+\in \mathbb{R}\) dall'alto, o per \(x\to x_0^+\), se e solo se per ogni \(\varepsilon > 0\) esiste \(\delta > 0\) tale che \[ x\in \mathcal{D} \land x > x_0 \land \lvert x- x_0 \rvert_{}^{} < \delta \; \Longrightarrow \; \lvert f(x) - \ell_+ \rvert_{}^{} < \varepsilon \; .\] Denotiamo la convergenza dal basso e dall'alto con \[\lim_{x\to x_0^{\pm}} f(x) = \ell_{\pm}\; .\]
Analoghe definizioni si possono dare nel caso \(\ell_{\pm}=\pm \infty\).
Esistono funzioni che ammettono limite dall'alto ma non dal basso, o viceversa dal basso ma non dall'alto. Esistono anche funzioni che ammettono limite sia dall'alto che dal basso, ma non ammettono limite. Tutte le funzioni che ammettono limite solo da una delle due parti, non hanno limite. Più precisamente, si può dimostrare il teorema che segue.
Sia \(f: \mathcal{D}\to \mathbb{R}\) una funzione, \(x_0\in \overline{\mathcal{D}}\). Allora esiste il limite \(\ell\) di \(f\) per \(x\to x_0\) se e solo se esistono i limiti dal basso e dall'alto \(\ell_{\pm}\) di \(f\) in \(x_0\), e in aggiunta \[ \ell_+=\ell_-=\ell \; .\]
Si fornisca l'esempio di una funzione che ha limite sia dall'alto che dal basso, ma non ha limite.
Una funzione \(f: \mathcal{D}\to \mathbb{R}\) si dice semi-continua dal basso (dall'alto) nel punto \(x_0\in \mathcal{D}\) se e solo se \[ \lim_{x\to x_0^{+(-)}} f(x) = f(x_0)\; .\] Ci sono funzioni discontinue che sono semi-continue (o dal basso, o dall'alto)3. Viceversa, tutte le funzioni continue sono semi-continue sia dal basso che dall'alto.
Note a piè di pagina:
Il codominio si può definire così: \[\mathcal{C}= \bigl\{y\in \mathbb{R}\,,\, \exists x\in D\,,\, y=f(x)\bigr\}\; .\]
Per completezza, si definisce la suriettività per un insieme di arrivo generico \(X\) (che per noi solitamente sarà \(\mathbb{R}\)).
Ovviamente vi sono funzioni discontinue che non sono nemmeno semi-continue.